lunedì 3 settembre 2012



Gli episodi di violenza accaduti domenica 22 luglio a Trento tra persone private della possibilità di immaginare il loro futuro, ci hanno profondamente scosso e sono diventati argomento dei quotidiani incontri dell'Assemblea richiedenti asilo che riunisce ragazzi fuggiti dalla guerra in Libia e sorelle e fratelli italiani.
L'assemblea, nata a maggio, vive del dialogo, del confronto e del riconoscimento reciproco ed ha realizzato il 20 giugno a Trento (giornata mondiale del Rifugiato) una pacifica e determinata manifestazione - che ha attraversato le vie del centro - per la richiesta del permesso umanitario per tutti i rifugiati.
I processi sommari - in quanto emessi prima ancora dell'esistenza di una sentenza di condanna nei confronti dei richiedenti asilo - che tanto spazio hanno avuto per oltre una settimana sulla stampa locale, ci vogliono far credere che tutto si riduca ad una questione di criminalità e di ordine pubblico, da risolvere con la logica della “tolleranza zero”, bandiera sotto la quale vediamo oggi accomunate le destre, la lega e il centro sinistra.
Le parole di colpevolezza pronunciate da Dellai e dal questore Iacobone il giorno stesso, hanno avallato questa tesi e condotto a conseguenze di estrema  gravità.

Ad oggi, infatti, sono ancora 22 le persone detenute in carcere (tutte incensurate, in attesa di giudizio e nessuna con accuse legate a vicende di “droga”) nonostante, per il diritto italiano, la presunzione di innocenza in attesa dell'esito del processo preveda la possibilità di scarcerazione o gli arresti domiciliari, fino ad oggi negata a tutti. Denunciamo inoltre che il foglio di via da Trento per 3 anni, emesso per tutti dalla questura, è una misura arbitraria che immediatamente richiama anni oscuri che non vorremmo più vedere.
In aggiunta, in un clima di campagna elettorale, il dirigente della protezione civile - forte delle dichiarazioni del presidente della PAT e facendo riferimento ad un codicillo del Regolamento scritto dalla provincia stessa – si è premurato di espellere immediatamente dal Progetto Emergenza Nord Africa tutti i 21 ragazzi in attesa di giudizio che ne facevano parte. In provincia di Brescia, ben diversamente, la Cooperativa K-PAX onlus  non solo non ha espulso dal progetto uno degli arrestati, che ha lì la sua residenza, ma ha invece inoltrato la disponibilità per gli arresti domiciliari presso uno dei propri appartamenti. Per i rifugiati in Trentino invece l'espulsione dal progetto significa non avere più né casa, né buoni pasto, né tessere di trasporto, né corsi di italiano o di formazione e neppure supporto nella ricerca di lavoro. E tutto ciò a fronte della presunzione di colpevolezza. E così, di quello che sarà di loro, tutti se ne lavano le mani.

A questo punto è necessario fare un po' di storia e cercare la risposta ad alcune domande.
Quanti sanno che i ragazzi accolti nel Progetto Emergenza Nord Africa sono stati costretti a fuggire dalla guerra di Libia, che nel marzo 2011 è esplosa sopra le loro teste?
Una guerra mascherata con pretesti umanitari, che ha colpito popolazioni civili tra le quali un gran numero di immigrati presenti in Libia. Una guerra organizzata e combattuta da Francia e Inghilterra, appoggiata dagli U.S.A. e a cui l'Italia ha partecipato attivamente. Obiettivi il petrolio e le enormi risorse idriche della Libia. Dalle bombe che cadevano sulle loro teste e che avevano già ucciso i loro fratelli, amici,  vicini di casa, sono dovuti fuggire in molti e oltre 22.000 sono giunti in Italia e tra loro 220 in Trentino.
Chi ha partecipato a questa guerra, dichiarandola “giusta e necessaria”, ha il dovere di assumersi la responsabilità concreta dei suoi atti che, per tutti i nostri fratelli costretti a fuggire dalla Libia, significa accoglienza, rilascio del permesso di soggiorno umanitario, creazione di condizioni che rendano possibile vivere con dignità e, seppur nella situazione di crisi in cui ci troviamo, realizzare attivamente e insieme la società del futuro.

E quali sono le ragioni che hanno spinto e continuano a spingere milioni di persone a lasciare le loro terre?
Se gli immigrati sono qui e il numero dei rifugiati è in continuo aumento, questo dipende dalle feroci politiche del FMI (fondo monetario internazionale) e della BM (banca mondiale) che nel corso degli anni '80 hanno investito le società africane polverizzando le loro economie. Gli stessi soggetti stanno mettendo in atto le stesse politiche contro di noi: l'aumento dello spread è l'arma usata per terrorizzare i cittadini e, insieme alla sacralità dei mercati, la minaccia sotto la quale far accettare il più spaventoso peggioramento delle condizioni di vita e del lavoro.

Sono davvero gli stranieri a rubarci casa e lavoro e risorse?
Il 30% dei cittadini italiani - uniti dal destino di essere lavoratori dipendenti - è costretto a pagare l'80% del gettito fiscale mentre i grandi patrimoni e gli speculatori finanziari sono lasciati liberi di continuare il saccheggio delle risorse sociali. Vengono spesi 13,5 miliardi di euro per l'acquisto di 90 caccia bombardieri F35 nonostante la petizione popolare dei cittadini, i costi della corruzione politica e dell'evasione fiscale superano i 300 miliardi di euro, così come la quantità di risorse destinate alle grandi opere continua ad aumentare: per un solo chilometro del Tunnel di Base del Brennero il costo è di 150 milioni di euro (a fronte di un costo dell'intero progetto Emergenza Nord Africa che, fino al 30 giugno - e quindi per oltre un anno relativo a 223 persone – da fonte PAT, ammonta a €2.233.531,64) mentre per la tratta di TAV dal Brennero a Verona la stima è attorno ai 60 miliardi di euro, una torta molto appetibile per la criminalità organizzata che sta prendendo possesso della politica e del nostro territorio.

Facciamo appello a quanti rifiutano la banalità dei giudizi espressi dalla gente comune o dai mezzi di informazione, a quanti rifiutano l'ipocrisia di chi si nasconde dietro i limiti delle leggi o invoca i rischi di un'accoglienza che non può essere estesa a chicchessia senza conseguenze, a quanti non vogliono una società “dove non c'è assolutamente posto per loro” e nella quale i diritti discendono da un'idea di cittadinanza sempre più aleatoria.

E chiediamo:
  • la scarcerazione per tutti i 22 ragazzi in carcere;
  • la revoca dei fogli di via da Trento;
  • il reintegro immediato per i 21 richiedenti asilo nel progetto di accoglienza Emergenza Nord Africa;
  • che nessuno venga rinchiuso nei centri di identificazione ed espulsione (CIE) e/o espulso;
  • che le politiche di accoglienza vengano re-immaginate e potenziate a partire dai bisogni concreti delle persone, primo tra tutti il prolungamento del progetto “Accoglienza Nord Africa” la cui scadenza è prevista per dicembre 2012.

Ed inoltre:
per permettere la richiesta di scarcerazione dei 22 detenuti e trasformarla in possibili arresti domiciliari, la disponibilità di accoglienza in un'abitazione da parte di persone, associazioni, parrocchie, ecc.. data la privazione della residenza e del domicilio conseguente all'espulsione dal Progetto da parte della Protezione Civile.

Sollecitiamo tutti coloro che condividono questo appello a non stare silenti e passivi e far sentire la propria voce attraverso lettere, dichiarazioni e altre forme e a partecipare all'Assemblea dei richiedenti asilo di Trento per una continua lotta contro l'ingiustizia, le discriminazioni, le diseguaglianze e l'indifferenza alla realtà umana, alla realtà sociale, culturale, politica e storica di tutte le popolazioni, in particolare di quelle colpite da guerre, dittature e crisi umanitarie che affliggono sempre più le vite di tutti noi.


Assemblea dei richiedenti asilo di Trento
assemblearichiedentiasilo@gmail.com

FIRMA L'APPELLO


Lunedì 20 agosto 2012 si è tenuto a Trento in via Belenzani un presidio in solidarietà ai ragazzi richiedenti asilo detenuti in carcere dal 22 luglio 2012 e in quell'occasione è stato distribuito questo appello.